Segnalo l’articolo pubblicato dalla Pro Loco di Campo Tizzoro nel proprio giornalino “La Gazzetta di Campo Tizzoro”.

Dividiamo con la Pro Loco parte dello stabile dove è ospitata la nostra Sezione e quindi siamo anche noi un po’ di Campo Tizzoro, frazione del Comune di San Marcello.

Lo scorso anno, in occasione della pubblicazione annuale del loro giornalino, ci fu chiesto un articolo. Con piacere cercai di presentare chi fossero i radioamatori. Compito non semplice lo ammetto ma che, con un taglio stringato ma accattivante, cercai di dare in queste righe.

Per motivi di spazio non finimmo nell’edizione del 2011 del giornalino per cui alcuni riferimenti (i nostri 20 anni di Sezione per esempio) risultano oggi fuori tempo ma poco male.

Spero che chi leggerà avrà una buona occasione per saperne di più, magari per “essergli simpatici” e ricevere nuovi contatti da interessati e possibili futuri om.

 

Radioamatori, chi?!?

Per chi, quasi fosse un Achille, c’è cascato da piccolo restandone impregnato fino alle ossa francamente non è facile scegliere da dove cominciare a spiegare. Spiegare cosa? Spiegare i Radioamatori.

Difficile ancora di più visto al giorno d’oggi, era in cui viviamo immersi in un flusso tecnologico, e in cui, a prima vista la figura del radioamatore parrebbe superata. Ma tra chi twitta, chi si videochiama, chi chatta, chi naviga (ma senza né barca né mare), chi annuncia la propria idea o iniziativa in un post su facebook, c’è anche chi telegrafa!

Nonostante le reti di comunicazioni e le possibilità di utilizzarle si siano sviluppate in quantità e modalità che francamente non avremmo potuto immaginare, dietro le quinte c’è ancora chi studia, prova, sperimenta e anche senza dimenticare il ritmo antico dell’alfabeto morse mantiene contatti locali, nazionali e internazionali, senza né telefonino né computer.

C’è da annotare che i radioamatori sono in buona parte “colpevoli” di molti sviluppi avvenuti nel mondo delle comunicazioni, dalla nascita della radio fino al giorno d’oggi. In molti settori come la radiodiffusione, la posta elettronica, la televisione via satellite, i telefoni cellulari (tanto per parlare di cose che tutti conosciamo) tanti benefici sono venuti dagli esperimenti e dalle ricerche fatte dai tanti radioamatori sparsi nel mondo.

La comunità di radiamatori si estende appunto in tutto il mondo ed è composta da tanti OM (old man – così si chiamano tra loro i radioamatori) accomunati dalla passione per la radio. Gruppo che si compone di molti singoli con capacità scientifiche di primo livello che proprio in questo ambito più ludico propongono nuove modalità e tecnologie. C’è una lunga serie di premi Nobel, di ricercatori (anche di astronauti!), che coltivano la loro passione per la radio e investono questa comunità con le loro ricerche e invenzioni. Tutto però, e scusatemi se è poco, con quella sottile vena di divertimento, di gioco, di passione.

Ma cosa fanno i radioamatori? Costruiscono, sperimentano, imparano, comunicano tra loro, si confrontano, si “danno la mano” in collegamenti transoceanici, cercano nel fruscio delle onde radio il segnalino piccolo impercettibile che viene “magicamente” dall’altra parte del globo, esercitano capacità operative e modalità di comunicazione tra le più diverse (trasmissione di voce, telegrafia, modi digitali, trasmissione dati) esplorando e consolidando nuove e vecchie tecniche. E poi? E poi restano in piedi quando – non sia mai ma succede – un terremoto inginocchia tutte le reti di comunicazioni; ed allora tra chi non twitta più, chi il telefonino può anche spengerlo, c’è ancora chi forte dell’esperienza e delle conoscenze maturate si mette al servizio degli altri. E’ l’aspetto forse più nobile, magari l’unico che ci porta alla conoscenza del grande pubblico quando il telegiornale ci cita, ma credo sia anche il più spontaneo tra radioamatori che giornalmente vivono il piacere della collaborazione, anche perché in definitiva per comunicare dobbiamo essere sempre almeno in due!

Nella Montagna Pistoiese esiste un gruppo di circa 50 radioamatori che fanno riferimento all’Associazione Radioamatori Italiani (ARI). Quest’anno inoltre festeggiamo 20 anni di attività e volendo farci un regalo particolare abbiamo organizzato assieme una esperienza un po’ pazzarella: parlare con la Luna. Parrebbe più una barzelletta ma vi assicuro che non è una burla. Sulla Luna, sia chiaro non c’è nessuno, almeno al momento, ma la Luna può servire alle onde radio come una sponda per un rimbalzo di biliardo, come uno specchio che riflette, per tornare di nuovo verso la Terra, verso altri radioamatori “che ascoltano la Luna”. Tutto ciò, tralasciando l’aspetto direi quasi romantico di una Luna piena in cielo che distribuisce i reciproci messaggi tra radioamatori, ha difficoltà tecniche notevoli. Un po’ come se giocando a golf dovessimo fare una buca a 200m, al primo lancio, magari bendati e con possibili improvvise raffiche di vento. Nonostante questo con buona preparazione, giuste apparecchiature e una buona tecnica la comunicazione è non sicura ma comunque possibile; ragione sufficiente per provarci e regalarci una esperienza speciale: regalo riuscito! Ci siamo messi in contatto con 40 stazioni tutte… rimbalzando sulla Luna.

Ritornando con i piedi per terra giornalmente i radioamatori tengono collegamenti a lunga distanza, con un conciso scambio di informazioni, prima tra tutte il proprio indicativo. Ognuno di noi, dopo aver sostenuto un esame presso il Ministero dello Sviluppo Economico – Comunicazioni viene abilitato all’uso delle radio e riceve un proprio codice, unico nel mondo, che lo identifica. Niente a che vedere con i nomi fantasiosi dei CB o dei camionisti, non abbiamo nemmeno nomi da Indiani della Tribù-della-Radio tipo: Antenna Sfilacciata, Radio Smontata, Trasmissione con Tasto. Si tratta invece di una più funzionale sigla di lettere e numeri che, costruita secondo regole internazionali, ci permette dalla sola sigla di capire ad esempio l’origine della trasmissione. E così IQ5AE (inizia per I come Italia) è il nominativo radio della nostra sezione, IZ5DIY (inizia sempre per I) è il mio personale. Ma ci sono poi nominativi come: K1JT (K sta per Stati Uniti – questo è un premio Nobel!), F1NSR (F sta per Francia), DK3EE (DK è la Germania), TK5JJ (TK è la Corsica), EA3BB (EA è la Spagna), LU8XW (LU è l’Argentina), JA1HGW (JA è il Giappone). Così col solo nominativo, inizialmente con una lunga tabella di carta, poi con l’esperienza usando solo la memoria, si “traduce” il prefisso con la nazione e subito sappiamo “con chi stiamo parlando”.

Il collegamento, in gergo QSO, in genere si esaurisce con poche altre informazioni: nome di battesimo, località, informazioni tecniche su tipo di apparato e antenna utilizzate e l’augurio di ricontattarci presto e comunque, come conferma finale, ci scambiamo “via posta” delle cartoline (in genere colorate e personalizzate) che confermano l’avvenuto contatto. Esercizio comune ed intrigante è quello di collegare quanti più stati possibili, contattare territori remoti o in cui l’attività radioamatoriale è molto bassa quasi facessimo un viaggio immaginario a cavallo delle onde radio.

Molto ancora dovrei scrivere per delineare meglio la risposta alla originale domanda “Radioamatori, chi?!?” ma se da questo stringato quadro volete saperne di più… contattateci. Sintonizzatevi a 145,250 MHz e… Scherzi a parte: ci ritroviamo ogni mercoledì sera alle 21 nelle ex-scuole SMI, il nostro sito www.arimpt.org racconta molto delle nostre attività e per i curiosi e gli sperimentatori impenitenti da noi c’è sempre un posto riservato.

73 (così si salutano i radioamatori), Silvio IZ5DIY.

 

Articolo in formato PDF come apparso sulla Gazzetta di Campo Tizzoro

ProlocoCampotizzoro-OM